Il campo è montato da giugno a settembre.

Sabato ho assistito ad uno spettacolo eccezionale. Ero in barca con alcuni amici e stavamo andando all'isola e dentro la baia di La Paz di fronte ai traghetti abbiamo incontrato un branco di 18 orche. Mi sono avvicinato col motore al minimo e varie volte le ho toccate con lo scafo. Impressionante quasi le potevo accarezzare. I piccoli con i loro salti ci hanno schizzato. Un'amica ha fatto questa foto da cui si può ben vedere quanto siamo stati vicini. Molto probabilmente si sono perse andando verso Cabo San Lucas. Questo è il periodo che le orche seguono le balene per predargli i piccoli da poco nati nel Mare di Cortes e che ora tornarnano alle acque fredde dell'Alaska. Una settimana fa ho fatto un volo con un gommone ultraleggero e abbiamo visto dall'alto varie balene che se ne andavano.













folcoquilici@uni.net
Isla di Espiritu Santo, Baja California, Messico

Testo e foto di Folco Quilici

Nell'immaginario collettivo, l'isola è la meta ideale di chi cerca una vera vacanza. In epoca di e-mail, telefoni cellulari, televisioni via satellite, insomma in un mondo dove non sembra esserci più un luogo dove sia possibile una sola ora di solitudine, la "ricerca dell'isola" si è fatta frenetica. Le Seychelles, le Maldive, le Tuamutù o le Tonga, pullulano di hotel e villaggi turistici che promettono un godimento - almeno parziale - della desiderata "vacanza isolata". Certo, oltre a queste isole raggiungibili e sempre più organizzate, esistono nei mari del mondo le isole deserte. Ma sono per lo più irraggiungibili. E quando vi si può sbarcare mancano di quanto è indispensabile a sopravvivere, dall'acqua, al cibo a un riparo decente. Sono quindi una meta teorica, perché solo chi partecipa a bestiali concorsi televisivi è disposto a giocarsi una vacanza imitando Robinson Crosuè oppure un concorrente di "Survival". Il mito, quindi, sembra destinato a restar tale, un sogno irrealizzabile. E tale è sembrato anche a me, pur dopo tanti decenni di viaggi per mari, oceani e arcipelaghi. Ovviamente, qualche sbarco l'ho compiuto, in isole deserte. Ma per restarvi solo il tempo di guardarmi d'attorno, scattare qualche foto o filmare una scena; per tornare poi a bordo della barca che a quell'approdo desolato mi aveva condotto. Un "touch and go" ripetutosi molte volte e quasi sempre eguale, anche se in diverse aree marine del mondo. Sino a che… Sino a che sono sbarcato in un'isola deserta, l'ho trovata meravigliosamente aderente all'ideale tante volte vagheggiato, e in grado di offrirmi non solo la possibilità di goderne tutto il suo fascino, ma anche la possibilità di installarmi per un periodo sufficiente a godere confortevolmente di tutte le sue bellezze. E di scoprirne anche alcuni aspetti nascosti, segreti; e per questo sorprendente. Parlo dell'isola di Espiritu Santu, un baluardo di rocce rosse, spiagge candide e acque azzurre, nel Mar di Cortez. Tra la Baja California e il continente, in Messico, questo mare è uno dei più pescosi e solitari specchi liquidi del pianeta. La lunga penisola che la chiude a oriente, conosce un crescente sviluppo turistico, data la vicinanza con le grandi città degli Stati Uniti. In particolare il centro di Cabo San Lucas ormai da qualche anno una delle mete classiche di chi ama l'equivalenza vacanze-bagno di folla. Ma sul lato opposto della penisola californiana, il Mar di Cortez ha conservato gelosamente la sua identità e la sua pace. Sulla costa solo pochi insediamenti, ben organizzati ma rispettosi della natura. Al largo, un arcipelago di isole non abitate, meta di appassionati di vela e di immersioni, in crociere di un giorno o al massimo due, con barche noleggiate in uno dei porticcioli della costa. Quando anni fa, le avevo conosciute, mi ero rammaricato di non poter restare in una di loro; e in particolare dell'Isola delle Perle, chiamata così per l'abbondanza di ostriche perlifere ribattezzata poi alla fine dell'800 Espiritu Santo di cui avevo ammirato la bellezza, fuor d'acqua, e la ricchezza dei fondali, immergendomi. Ora quel mio desiderio s'è appagato. Sull'isola è sorto, immerso nella grandiosa solitudine di rocce, cactus giganti e sabbie dorate, un piccolo, attrezzatissimo campo. Che ti offre l'impressione d'essere, sì, un Robinson, ma senza dover affrontare i disagi di un naufragio. Al contrario, sei libero ma accudito amorevolmente, con attenta precisione. Dormi bene, mangi ancor meglio e dalla "tua" spiaggia puoi partire scegliendo ogni giorno un itinerario diverso, a terra (l'isola è grande) e in mare. Puoi muoverti in cayak tra baie e promontori. Puoi farti accompagnare sott'acqua dove si nuota in fondali ricchi di vita. Puoi percorrere sentieri all'interno dell'isola e scoprire anche resti di villaggi primitivi. Sei un pescatore, la traina ti offre soddisfazioni ormai dimenticate altrove, e così il bird-watching o anche il solo gusto di godere di un paesaggio primordiale e fotografarlo. L'isola deserta dove puoi trascorrere la desiderata vacanza "fuori dal mondo" offre anche altre possibilità: un safari alla vicina isola delle foche, nuotando tra di loro senza pericolo nemmeno per i bambini, oppure un safari più impegnativo, con barche d'altura, per avvicinare branchi di easy whale, la balena che qui è di casa, perché protetta. L'"isola" nel senso vero della parola, dopo tanti itinerari nel mondo, l'ho trovata finalmente qui. Al centro di un mare che solo ieri era molto lontano, ma ora si può raggiungere in volo faticando meno di quanto si è costretti a faticare lottando con autostrade, porti e traghetti del nostro amato ma ormai frenetico Mediterraneo.

Folco Quilici

 

 

 

 

 

 

 

 

Mio fratello Luca ha fatto un bellissimo libro sul mare della Sardegna. Ecco il link per vederlo:
www.photoatlante.it/ sito_pa/sardegna.html

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